Riflessi di Sviluppo

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Tutti noi abbiamo sentito parlare del Riflesso Prensile, l’abbiamo visto nei nostri figli alla nascita, nei loro pugnetti serrati. Conosciamo il Riflesso di Moro: un bambino, alla nascita, spalanca il suo corpo ed emette il suo “urlo per la vita”. Questi sono solo alcuni dei tanti Riflessi di Sviluppo che abbiamo alla nascita, indispensabili per la nostra sopravvivenza e per l’avvio di tutte le abilità sensomotorie che ci accompagneranno nella vita, e senza le quali compiere qualunque azione sarebbe impossibile. Il pediatra, alla nascita, li controlla e via!
Se tutto va bene, finiranno nel dimenticatoio, dato che il semplice svolgimento della vita quotidiana fornisce loro tutte le occasioni affinchè possano compiere silenziosamente e invisibilmente il loro prezioso lavoro.

I Riflessi sono risposte automatiche del corpo dovute in gran parte alla stimolazione, tramite uno dei canali sensoriali, di una determinata area del corpo. Possono essere specificatamente:

  • funzionali in un determinato periodo dello sviluppo
  • necessari per l’intero arco della vita: fanno parte del nostro bagaglio genetico, sono sempre presenti.

Alcuni di questi hanno un ruolo funzionale solo nelle prime fasi di vita e, grazie all’interazione dell’infante con l’ambiente, vengono gradualmente integrati tramite la creazione di nuove reti neuronali. Il processo di integrazione dei Riflessi porta alla trasformazione delle reazioni automatiche in azioni volontarie.

Altri Riflessi invece sono necessari allo svolgimento della vita di un individuo e restano attivi ed osservabili anche nell’adulto.

Due esempi che mettono in evidenza l’integrazione o la permanenza fisiologica di un riflesso, sono il Riflesso  Prensile palmare ed il Riflesso della CO₂ (anidride carbonica). Il primo lo conosciamo tutti: mettere un dito nel palmo della mano di un neonato provoca la chiusura automatica della mano attorno al dito. Per questo Riflesso, la stimolazione fisiologica palmo/mentoria fa sí che nell’arco dei primi 2-3 mesi di vita un infante abbia creato le connessioni neuronali sufficienti al controllo volontario di presa e rilascio. Di contro, invece, il Riflesso della CO₂ non subisce alcun processo di integrazione, in quanto la sua funzione è di “salvavita” : spinge l’individuo ad inspirare appena la quantità di CO₂ nel sangue aumenta. Per esempio se passiamo qualche minuto sotto le coperte, abbiamo l’urgenza di scoprire la testa per prendere una boccata d’ossigeno; stando in apnea troppo a lungo, si innescano degli spasmi che ci impongono la respirazione.

Di Riflessi di Sviluppo ce ne sono tanti, tutti interconnessi tra di loro e con tutti i sensi, organi e sistemi di sopravvivenza.
Talvolta il processo di integrazione dei Riflessi di Sviluppo subisce degli incidenti di percorso, dei piccoli o grandi rallentamenti, ed un bambino arranca nella sua crescita. Essendo, l’integrazione dei riflessi, un processo automatico ed essendo, la materia, non ancora sufficientemente conosciuta dai genitori, difficilmente sapremo capire e individuare l’origine dei rallentamenti nello sviluppo delle abilità.
Inoltre, quando il rallentamento è piccolo, l’intelligenza trova strategie e compensazioni per ovviare al problema. E cosi, i riflessi di sviluppo, che sono forze applicate nel nostro corpo, continuano a restare disfunzionanti. Gli effetti di questa mancata integrazione possiamo trovarli anche in noi adulti: ci costringono a creare strategie e compensazioni, con il carico di stress, difficoltà e disorientamento che questo comporta.

È proprio qui che un “Profilo di Sviluppo” può aiutare l’individuo a trovare i pezzi rimasti indietro, aiutare i genitori ad aiutare la crescita ordinata del proprio figlio, attraverso un Programma specifico di stimolazione dei Riflessi, attraverso lo sviluppo di una attitudine fisiosviluppativa, attraverso una quotidianità rispettosa dei principi di sviluppo che ci caratterizzano inquanto esseri umani.   Giordano Ponetti

Continua la lettura con:  Riflessi: perchè di “Sviluppo”?

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Author: Giordano Ponetti
Suono, canto, ballo e cucino. Come hobby ho preso un Master in Astrofisica e un Dottorato in Fisica Matematica. Raggiunti i confini dell’infinitamente grande, sono stato scaraventato verso l’infinitamente piccolo dell’essere umano, scoprendo l’infinitamente grande ignoranza che abbiamo, verso il nostro stesso sviluppo