Autismo: una trappola linguistica?

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Medi Salute intervista Nuni Burgio:
Da che parte si comincia a parlare di Autismo “con consapevolezza”, nella sua giornata di elezione, il 2 Aprile?

Non è una malattia, non abbiamo due autistici uguali. Non abbiamo uno straccio di causa certa e non abbiamo uno straccio di terapia certa… ma è logico, non essendo una malattia. Tuttavia viene gestito come fosse una malattia e tutti si affrettano a dire che “dall’autismo non si guarisce”. Certo! Come fai a guarire se non è una malattia? L’autismo è una trappola linguistica. Non è ciò che sta difficoltando i nostri figli: l’autismo è solo una diagnosi. È difficile da spiegare. È una via, questa, da cui non esci per come sei entrato, da qualunque lato ci sei entrato.

Di diagnosi, di sostegno, di aiuti, di cause, di terapie si parla abbondantemente. Eppure il nodo centrale quasi sempre non viene nemmeno sfiorato: il bambino e le sue esigenze di sviluppo nella quotidianità della sua vita familiare, luogo d’eccellenza dello sviluppo delle abilità di sopravvivenza di ogni individuo. È lì che il miracolo del divenire, iniziato nel grembo di una madre, prosegue la sua opera. Nella naturalità da cui, se tutto va bene, emergeranno le fioriture nel “grembo culturale” della vita.

L’autismo è una storia di Sviluppo che vuole ancora “grembo”, vuole ancora occasioni e stimoli, attenzioni e rispetto, vuole verità relazionale, vuole consapevolezza. L’autismo che conosci è quasi tutto descritto,  immaginato e trattato in termini medici, sostenuto dal SSN e intorno a lui ruota un universo di professioni, competenze, progetti, onlus “a sostegno”. Tutto legittimo e parecchie volte tutto indispensabile.
E poi ci sei tu, che di autismo sai poco e non ti tocca da vicino. Io ti invito a cancellare la lavagna da tutto ciò che sai: da Rain Man a Temple Grandin, a me, a noi chiusi in una bolla e non parliamo, alla nostra genialità che coesiste con la goffaggine, alle urla. Cancella che sia una malattia e che sia un disturbo, cancella che sia un modo di essere, che sia genetico o indotto, che sia psicologico, che sia un germe di evoluzione della specie umana, che sia ritardo cognitivo, un capriccio… cancella. Tutti questi pre-concetti ti impediscono di vedere cosa è realmente l’autismo: un bambino/adulto difficoltato che ha le sue esigenze, le sue delicatezze, le sue specificità, ma soprattutto una incredibile necessità e urgenza di sviluppo.

Dai sviluppo. Con coccole, a iosa, gioco fisico, libero, rispettando i suoi tempi e i suoi modi. Integra l’autismo altrui nella tua vita, soprattutto in quella all’aperto: l’isolamento è terrificante, mortale per chi sta crescendo. Non importa se ha 5 anni o 30: trova il modo per stare concretamente nella loro vita: crescerai anche tu in qualità. Aiuta i genitori, non con consigli, ma con azioni reali: prestagli tempo, sii affettuosa/o, fai loro delle piccole attenzioni, anche se li conosci poco, anche se sono coperti dai dolori e dalle ammaccature della vita e sono diventati spigolosi. Non fa niente: buttati nella mischia, non aver paura ad infilarci le mani. I figli difficoltati appartengono a tutti, non solo ai genitori. Non sentirti fuori dalla situazione, non lo sei. Abbiamo tutti, dentro, una piccola/grande ammaccatura al nostro bambino interiore. Ricordiamocene, facciamo noi qualcosa, per quel qualcosa che a suo tempo abbiamo anche noi implorato e mai ricevuto. Abbracciate incondizionatamente.   Nuni Burgio

Fonte: https://www.medisalute.it/autismo-asperger-nuni-burgio/

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Author: Nuni Burgio
Ciao, mi chiamo Nuni, ho 57 anni e se debbo descrivermi, la mia mente si svuota e non so cosa scrivere. E’ uno dei tanti fastidi di uno sviluppo incompleto, ma chi se ne frega: a 57 anni puoi sempre dire che si tratta di vecchitudine incipiente...